Mettiamola così: in questi tempi oscuri e fondamentalisti abbiamo bisogno di musica e magari anche di esempi e di parole che ci confortino. Ipazia Live (Caligola, 2024) del clarinettista e compositore Mirco Mariottini celebra sia le Città invisibili di Italo Calvino sia la filosofa e matematica omonima originaria di Alessandria d’Egitto, spazzata via dal fanatismo religioso (in quel caso cristiano del 400 d.c.). Forse fu vittima di una congiura politica, sicuramente furono degli uomini a porre termine alla sua vita in maniera atroce. Oggi Ipazia è un simbolo potente di libero pensiero per le donne e non solo, come dimostra questo disco. Chapeau a un doppio tema così “alto” che richiede a questo punto una musica allo stesso livello, cosa che….succede! Il pezzo dedicato a Ipazia è dolente, dall’incedere lento, ma dal crescendo inesorabile fino al solo di clarinetto per poi tornare, al termine di questo riuscito arco narrativo, al clima iniziale. Bello anche il brano di apertura del CD, Loop, che mette in evidenza tutti e quattro i musicisti; oltre al leader troviamo Alessandro Lanzoni al pianoforte, Guido Zorn al contrabbasso e Paolo Corsi alla batteria. Il quartetto è coeso, si sente la volontà di suonare insieme, in questa incisione live. Interessante anche il tema finale, Hunt, ricco di ostinati da parte del clarinetto che ne accrescono la drammaticità in contrasto al tappeto sempre cangiante creato dai ritmi. A tratti il modo di improvvisare di Mariottini ricorda il dialogare puntuto del grande (e direi tristemente dimenticato) John Carter.
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