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Un giallo “resistente” ambientato a Torino

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Di Collettivo XVIII dicembre

Martedì 8 ottobre Alessandro Perissinotto ha presentato al Polo del 900 a Torino il suo monologo “Rammendare la memoria; per non dimenticare il 18 dicembre 1922” che prende spunto dal suo romanzo uscito in primavera, edito da Mondadori, “La guerra dei Traversa” . L’associazione ANPPIA, che ha organizzato evento, ha chiamato ad interloquire con lo scrittore, Barbara Berruti e Nicola Adduci, due degli autori assieme a Bruno Maida, del libro uscito nell’inverno 2019, “La nascita del Fascismo a Torino”, edito da Capricorno.

Il romanzo è una saga familiare ambientata nel secolo scorso, in una Torino sconvolta prima dal fascismo e poi dalla Seconda guerra mondiale.

Come in “Canale Mussolini” di Pennacchi, il romanzo storico che vede come protagonista la famiglia Peruzzi nell’agro pontino del ventennio, i drammi in cui si imbattono i membri della famiglia Traversa sono vicende reali in cui si possono essere imbattuti veramente cittadini di Torino in quegli anni. Nella realtà gli avvenimenti non si concentrano solitamente su una unica sola famiglia ma si distribuiscono su una comunità; nelle finzioni, per motivi di semplicità narrativa, gli autori concentrano le “sfighe” tutte assieme. Quanto lo scrittore abbia inserito elementi autobiografici nella famiglia Traversa non ci è dato sapere, ma sicuramente molti degli episodi e degli aneddoti giungono da una tradizione orale famigliare sapientemente mescolate con altri racconti che giungono invece dalla ricerca storica attuata da Perissinotto sui fatti di Torino e in Francia.

Il padre, Luigi Traversa, è proprietario di una piccola falegnameria di successo, in via Cigna. Luigi Traversa rappresenta l’artigiano ingegnoso che si è fatto da solo, che ha creato una piccola impresa intuendo le nuove tendenze e le trasformazioni epocali vendendo cornici in legno per cartine geografiche del nuovo “impero italiano” e prodotti di mobilio con approccio seriale. I quattro figli invece, sono diversi tra loro e rappresentano vari aspetti della modernità che si sarebbe consolidata nei decenni successivi. Dividono il proprio tempo di vita tra la casa-azienda e le proprie aspirazioni di carriera.

La figlia Teresa, unica femmina, aspira a diplomarsi e farsi una sua vita professionale, ma viene costretta da retaggi di natura patriarcale ad una vita sacrificata in sofferenza; il figlio Carlo sogna di lavorare nel mondo del teatro e corre dietro a soubrette e donne che lavorano dietro le quinte; Mario riservato ed ingegnoso, alpinista, è forse il più simile al padre. Infine c’è Alfredo, il ribelle, quello che si infiamma per le nuove idee socialiste e litiga con il padre sulle questioni politiche e che, ovviamente, sarà il primo a subire le conseguenze negative dell’avvento del fascismo portando con sé il destino di una intera famiglia.

L’episodio scatenante è l’episodio che è passato alla storia come la Strage di Torino del 18 dicembre 1922, la strage fascista operata dalle camicie nere meno di 60 giorni dopo la Marcia su Roma e dall’insediamento di Mussolini al governo.

I personaggi del romanzo si intersecano con i personaggi storici in un ottimo equilibrio narrativo.

Per Torino, la città del biennio rosso, la città di cinquecentomila abitanti e in cui le maestranze che facevano riferimento alla Camera del Lavoro di Corso Siccardi erano almeno centocinquantamila, per Torino quella data tragica rappresentò uno vero spartiacque tra un prima e un dopo la strage. Perissinotto trasferisce il simbolismo di questa data sulla storia dei Traversa: vi è un prima e un dopo quel giorno e vi è un punto di non ritorno sulle fortune famigliari. Effettivamente quell’evento segnò definitivamente l’intera comunità operaia del capoluogo sabaudo. In quel giorno del dicembre 1922 per rappresaglia ad uno scontro notturno in cui morirono due squadristi, le autorità accertarono 11 morti in città per mano fascista, 50 i feriti passati dagli ospedali di cui 4 salvati per miracolo. Oltre alla pesantissima cifra di vittime, la comunità operaia perse anche i suoi riferimenti: l’Ordine Nuovo, il giornale operaio fondato da Gramsci, smise di essere pubblicato a Torino e la Camera del Lavoro fu ostaggio dei fascisti per 23 anni. Da questa “sconfitta” militare che vide un piccolo manipolo di briganti violenti imporsi illegalmente su una enorme comunità pacifica di lavoratori, nacque però spontaneamente la vita in clandestinità (ben raccontata nel romanzo) che portò in sé i semi della rivolta dei giovani che organizzarono la resistenza armata e clandestina venti anni dopo.

Non entriamo ulteriormente nel merito dell’approfondimento storico della Strage in questa breve recensione, ma sottolineiamo l’importanza divulgativa che porta con sé questo romanzo in cui l’autore, noto giallista, avvolge nel mistero fughe e crimini.

Buona lettura.


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